“Cosa facciamo quest’anno?” è la domanda che gli educatori si pongono ogni settembre, quando si riuniscono per progettare il cammino con i bambini e i ragazzi. Ciascuno cerca di rispondere guardando a coloro che gli sono affidati, alla Parola di Dio, alle proposte della Chiesa e della propria parrocchia o associazione. “Cosa facciamo quest’anno?” è una domanda molto concreta. A volte preoccupata. È facile trasformarla in uno spaventato “come facciamo quest’anno?”, quando le sfide sono impegnative e le risorse non sembrano sufficienti. “Cosa facciamo quest’anno?” è però anche una domanda profondamente spirituale, perché l’educatore – anche nella concretezza delle attività programmate con bambini e ragazzi – trasmette se stesso. Domenica, all’inizio dell’anno pastorale e di questo secondo anno sinodale, durante la celebrazione in Cattedrale, l’arcivescovo padre Marco Tasca, commentando l’episodio delle sorelle Marta e Maria (Lc 10,38-42), ha ricordato proprio che “Marta era così presa dal fare che non si accorge che Gesù è vicino. Accorgersi della presenza di Gesù vicino è la cosa più importante”. Così, dopo la celebrazione dei vespri, padre Marco ha dato il suo mandato ai giovani educatori attivi nella Diocesi. L’invito per tutti loro è stato quello di ripercorrere il cammino dei discepoli di Emmaus, provando a interrogarsi e a ricomprendere il significato del proprio vissuto, della propria esperienza educativa e di fede. Ricevendo l’invito del Vescovo, al termine della celebrazione, con tutti gli educatori presenti, ci siamo divisi in piccoli gruppi per camminare insieme verso il seminario, raccontandoci le diverse esperienze e ascoltando le domande di ognuno. Guidati dalle parole di Roberto Mauri del Centro Studi Emmaus, abbiamo seguito i discepoli aprendo il nostro cuore, facendo risuonare in noi le parole degli altri e riscoprendo alla luce del Vangelo la nostra vita e il nostro essere educatori. Ognuno si è dato l’obiettivo di un piccolo cambiamento, un’azione di discontinuità, una “cosa da fare quest’anno”. Per tornare a casa, alle nostre parrocchie, associazioni e attività – alla nostra Gerusalemme – diversi come i discepoli dopo aver riconosciuto Gesù.
Lorenzo Mantero
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