Intervista a Don Piero Spinetta, nuovo Assistente Ecclesiastico Regionale di Agesci Liguria

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Il sacerdote genovese Don Piero Spinetta è il nuovo Assistente Regionale di Agesci Liguria. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande sul cammino associativo degli scout liguri

  

1) Recentemente la Conferenza Episcopale Ligure l’ha nominata nuovo assistente regionale di Agesci Liguria. Un compito impegnativo, che si va ad aggiungere a quello di parroco, e per il quale dovrà un po’ allargare gli orizzonti ‘oltre’ diocesi. Come si svolgerà il suo servizio all’interno del consiglio regionale e dell’associazione?

Ho accolto questa nomina con gioia e con gratitudine nei confronti dei Vescovi liguri che mi hanno dato fiducia e di chi mi ha preceduto in questo servizio facendomi trovare un ambiente caldo e accogliente in cui lavorare. Certo, anche con un pizzico di apprensione, anche se non sono del tutto nuovo alle dinamiche associative dell’Agesci, venendo da anni di servizio come AE della zona Levante prima e della zona Tramontana poi. Ma con la certezza che quando il buon Dio ti chiede qualcosa ti dà anche tutto ciò che ti occorre per farlo!

Pensando in particolare al servizio come assistente regionale, sono chiamato ad aiutare le persone con cui mi trovo a lavorare a ricordarsi sempre di essere parte della Chiesa universale e di quella diocesana, condividendone il cammino e gli obiettivi, senza cadere nel rischio dell’autoreferenzialità che è sempre in agguato, soprattutto in un’Associazione grande e ben strutturata come l’Agesci. L’AE è anche, nel suo piccolo, costruttore di relazioni fatte di amicizia e stima reciproche, segno di quella comunione ecclesiale a cui tutti siamo chiamati.

 

2) In Liguria, Agesci conta 60 gruppi, suddivisi in 6 zone, per un totale di circa settemila soci tra ragazzi e capi. La proposta associativa dello scautismo è ancora affascinante tra i giovani? Come evitare di ‘perderli per strada’, specialmente in questo momento in cui la pandemia limita un po’ gli incontri e le attività?

Credo che tre siano i punti di forza dello scautismo oggi: il primo, essere rivolto alla formazione integrale della persona in tutte le sue dimensioni umane e spirituali, superando quella frammentazione a cui spesso i nostri ragazzi vanno soggetti nella molteplicità delle esperienze che vivono e delle ‘agenzie educative’ che gliele propongono.

Il secondo, la dimensione di una comunità forte che però non omologa, ma aiuta ciascuno a crescere con le sue caratteristiche e ad essere valorizzato per quello che è, come un dono per gli altri.

Infine, il terzo, il ‘tempo lungo’ dell’educazione scout (tipicamente: 12 anni dalla Promessa alla Partenza), rispetto a tante altre occasioni ‘mordi e fuggi’ che vengono proposte ai ragazzi.

Il mix di questi tre punti di forza ha fatto sì che in questo lungo e difficile anno di pandemia siano stati davvero pochi (almeno in Liguria) i ragazzi che abbiamo perso per strada: certo abbiamo dovuto trovare mezzi e modalità nuove, ma non mi pare siano diminuiti né l’entusiasmo né la partecipazione dei ragazzi; anzi, nei momenti più duri del lockdown l’incontrarsi anche solo virtuale è stato per i ragazzi un momento atteso e desiderato, mentre i più grandi hanno potuto sperimentare vie nuove di servizio.

 

3) Quanti AE in servizio conta Agesci Liguria? Perché è importante la figura del sacerdote all’interno del gruppo scout?

Attualmente in Liguria risultano censiti 70 assistenti ecclesiastici. La situazione degli AE è abbastanza differente nelle varie zone. Considerando le tre zone che afferiscono alla diocesi di Genova, quasi tutti i gruppi hanno un AE che, compatibilmente con i tanti altri suoi impegni ministeriali, con le sue forze fisiche e con le sue… primavere, cerca di fare del suo meglio per essere presente almeno nei momenti più significati con i capi e i ragazzi.

L’Agesci è un’associazione di laici, dove il prete è chiamato ad ad-sistere, ossia a stare accanto, a condividere il cammino e il percorso dei propri fratelli e sorelle nella fede, con il suo essere, grazie al sacramento dell’Ordine, segno sacramentale di Gesù buon pastore. Credo sia proprio questo che i ragazzi e i capi si aspettino da un assistente ecclesiastico: uno che non si sostituisce a loro, ma come Gesù si mette al loro servizio e dà loro fiducia. Mi colpisce sempre l’immagine evangelica di Gesù che dorme sulla barca mentre infuria la tempesta nel lago: egli non si mette al timone della barca (del resto sa fare il falegname, non il pescatore!), ma ha così fiducia nei suoi apostoli che addirittura si addormenta; al tempo stesso, gli apostoli sanno di poter contare su Gesù, e la sua presenza li sostiene e dà loro forza. Credo che questo valga in qualche modo anche per la figura dell’AE in mezzo ai suoi capi e ai suoi ragazzi.

 

4) Come l’AE aiuta il gruppo scout a sentirsi parte della Chiesa?

Credo anzitutto con la sua presenza, per la quale è spesso certamente difficile trovare il tempo, in mezzo ai tanti altri impegni di un prete. A volte può capitare che un AE si senta quasi ‘inutile’ o non valorizzato, o abbia la sensazione di essere lì a perdere del tempo prezioso: questo perché in genere noi preti siamo abituati ad andare qui o lì a ‘dire’ o a ‘fare’ qualcosa, mentre all’AE è spesso chiesto semplicemente di ‘stare’ con i ragazzi, ascoltandoli, camminando, giocando o facendo cose con loro. Ed è proprio così che i ragazzi e i giovani riescono a percepire una Chiesa che ‘ha tempo’ per loro, e di cui è bello sentirsi parte.

Inoltre spesso in Agesci arrivano ragazzi provenienti da famiglie indifferenti alla fede o addirittura ‘arrabbiate’ con la Chiesa e con il buon Dio, e qui, magari incontrando un AE che gioca e cammina con loro, hanno modo di conoscere il vero volto di Gesù e della Chiesa, senza le precomprensioni che percepiscono in casa. Quante volte mi è capitato di incontrare negli scout ragazzi che mai sarebbero venuti al catechismo in parrocchia, e che invece, facendo esperienza di Gesù e di Chiesa, si sono avvicinati alla fede e hanno chiesto il Battesimo e gli altri sacramenti! E talvolta accade poi che i ragazzi stessi si facciano ‘missionari’ nei confronti dei loro genitori e quelle antiche ‘ruggini’ che li avevano portati ad allontanarsi dalla vita cristiana si sciolgano in una chiacchierata con l’AE sul prato durante la giornata genitori al campo…

 

5) Compatibilmente con il tempo che stiamo vivendo, quali sono i programmi futuri di Agesci Liguria? È previsto un cammino specifico per gli AE?

Prima dello scoppio della pandemia si era avviato un percorso che ha avuto un momento importante in un incontro degli AE liguri presso il santuario delle Grazie a Voltri; poi la pandemia ha un po’ rallentato tutto. Nelle varie zone però sono proseguiti gli incontri (ovviamente virtuali) di confronto tra i vari AE. L’idea, forse un po’ ambiziosa, è quella di arrivare, quando sarà possibile, ad un momento di incontro fraterno e magari anche residenziale in una delle basi regionali, che possa far vivere agli AE un momento di fraternità presbiterale e di vita scout al tempo stesso. Se il buon Dio vorrà, ci arriveremo! Per ora ci mettiamo in cammino…

 

a cura di Michela De Leo