La settimana comunitaria di spiritualità per adolescenti vissuta da 24 ragazzi e ragazze in Seminario

Sono le 6.20 del mattino, in pochi minuti il refettorio grande del seminario si riempie: 24 adolescenti, ragazzi e ragazze del triennio delle superiori, stanno vivendo la loro settimana comunitaria di spiritualità. Latte, focaccia, un Salmo e una Parola da vivere, una di quelle grandi domande che solo Gesù sa fare, quelle che aprono il cuore: “Cosa cerchi?” “Perché avete paura?”.

I ragazzi raccolgono la piccola card con la domanda, qualcuno la sistema nella cover del cellulare, poi si parte per la scuola.

Le lezioni sono lunghe, il pranzo sarà solo alle 14.30. Un momento atteso, non solo per la fame, ma per la bellezza di poter mangiare assieme agli altri (per tanti di loro, con entrambi i genitori che lavorano, il pranzo può essere un momento di solitudine).

Poi il pomeriggio corre veloce: il turno di lavaggio piatti, il gioco, compiti e merenda.

Verso sera, prendiamo in mano il Vangelo che ci ha aperto la domanda del mattino. Lo leggiamo con attenzione, usando la tecnica del “Vangelo a colori” che ripropone a misura di ragazzo la bellezza della Lectio divina. Qualcuno ha più familiarità con la Parola, per altri è un messaggio ritrovato dopo lungo tempo, ma tutti si lasciano interpellare.

Poi un momento di preghiera comunitaria, spesso con i seminaristi, la cena, i giochi, l’atteso momento della comunione nei gruppi.

Colpisce, nelle loro impressioni, nelle parole che scrivono sul post-it del giorno, il rapporto vitale, diretto con il Vangelo, come una parola detta a me oggi: lacrime e sorrisi, dolori condivisi e gioia traboccante.

Scrivono:

  • Vorrei imparare a perdonare, senza che si approfittino di me
  • Vedo [l’altro], ma vorrei vederlo meglio
  • Grazie perché posso imparare sempre cose nuove da ognuna delle persone qui. Grazie per la loro presenza
  • Avere la possibilità di guardarmi dentro e di parlare con Dio durante l’adorazione

Nell’ultimo pomeriggio, la parola “Quanti pani avete?” ci spinge a mettere in gioco mani e cuore per chi non ha pane: una squadra confeziona scatole di medicinali da portare alla missione di Cuba, un’altra cucina la cena da offrire agli ospiti dell’Emergenza Freddo: è un dono da fare, e una sfida con se stessi: “L’avrò cotta bene la carne?” “Guarda! Quella signora ha chiesto il bis! Allora le è piaciuta davvero!”

E la gioia continua, nella condivisione della sera, nell’incontro con le famiglie il giorno dopo.

Sono ancora i ragazzi a scrivere:

  • Ho capito che anche tra persone molto diverse e che prima non si conoscevano è possibile formare una comunità e una famiglia
  • Avere occhi nuovi per guardare il prossimo
  • Impara a condividere
  • Ho capito che vivere la preghiera, lo studio stare insieme agli altri mi rende felice e sereno e riesco ad essere più positivo di fronte ai doveri della giornata
  • Spiritualità, rinascita… pace, viva la vita
  • Ho capito che Dio ci parla ogni momento
  • Grazie per questa settimana

Nel salutarci, tanti si danno appuntamento per il prossimo anno, negli animatori la consapevolezza che questa è una fiamma da tenere viva, un dono da coltivare. Lì dove ciascuno vive, e anche in seminario e negli appuntamenti di pastorale giovanile, ormai diventati casa.

 

Don Tommaso Danovaro
Vice Coordinatore Pastorale Giovanile

 

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